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Erica Stoppa

Aree marine protette, salvaguardia e sviluppo

Da diversi anni il tema delle aree marine protette è sempre più dibattuto nell'ambito della protezione ambientale.


La prima è stata istituita nel 1986 a Miramare, nel Golfo di Trieste e oggi l’Italia, con i suoi 7.500 Km circa di costa, ospita 48 aree marine protette, di cui 27 già istituite, 17 di prossima istituzione e 5 indicate come meritevoli di tutela. Sono inoltre presenti anche due parchi sommersi - il parco sommerso di Baia, nel Golfo di Pozzuoli (NA) e quello di Gaiola, nel Golfo di Napoli - e due parchi nazionali, quello dell’Arcipelago Toscano e quello de La Maddalena.


Complessivamente sono tutelati 228 mila ettari di mare e circa 700 chilometri di costa; ognuna di queste aree è suddivisa in 3 zone con diversi gradi di tutela, sulla base di specifiche caratteristiche individuate, come per esempio l'abbondanza o meno di specie protette o la fragilità degli ecostistemi. A seconda che ci sia la necessità di una riserva integrale, generale o parziale troviamo quindi: la zona A, dove sono consentite in genere solo attività di ricerca scientifica e di servizio; la zona B, dove sono autorizzate attività che, pur permettendo l’utilizzo dell’area, influiscono sull’ambiente con il minor impatto possibile; la zona C, dove sono permesse attività di fruizione con modesto impatto ambientale.


Analizzando le aree marine protette già istituite, da quella più a nord di Miramare a quella più a sud delle Isole Pelagie, si nota come nel Mar Adriatico ve ne siano molte meno rispetto ai Mari Tirreno, Ionio e Ligure; stessa situazione per le aree marine protette di prossima istituzione. Un fatto che, se da una parte ci assicura un'elevata salvaguardia delle coste occidentali, dall'altra potrebbe dar da pensare per quanto riguarda quelle orientali. Si deve però leggere questo dato non solo da un punto di vista ambientale, ma anche storico, notando che in corrispondenza di molti siti archeologici, soprattutto costieri o sottomarini, sono stati individuati ambienti ad oggi ritenuti fondamentali da salvaguardare.


Ciascuna area protetta è interessata dalla gestione e dallo studio da parte di enti pubblici, istituzioni scientifiche ed associazioni ambientaliste che si occupano di proteggere il territorio, monitorare fauna e flora locale, ed anche incentivare un turismo più rispettoso e cosciente.


Alle aree marine protette nazionali, infine, si deve aggiungere anche il Santuario Internazionale dei Mammiferi marini, o Santuario dei Cetacei, istituito nel 1999 tra Italia, Francia e Principato di Monaco, al fine di salvaguardare le 8 specie "fisse" di mammiferi marini presenti e altre che possono trovarsi di passaggio.


Nel 2016 il Congresso Mondiale della Conservazione dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura – IUCN ha indicato come necessaria la protezione di almeno il 30% dei mari e degli oceani entro il 2030 per garantirne la salvaguardia come ecosistemi e la produttività.


Ma come accennavamo in premessa il dibattito su questo patrimonio ambientale è da sempre acceso. Spesso si assiste, anche a livello locale, a dinamiche del tutto particolari. L’istituzione di nuove aree è vista da alcuni come un potenziale limite allo sviluppo del territorio e un veicolo di “divieti” per le comunità locali. Quello che invece spesso emerge è che i territori che ospitano aree marine protette sono tra quelli che ottengono il massimo ritorno in termini di “appeal” turistico sia locale sia internazionale. Così come l’interesse per l’itticoltura sostenibile e l’accessibilità controllata in aree di particolare pregio è un ulteriore veicolo di valorizzazione; in questo senso l’esempio più interessante su scala mondiale sono La Maddalena e Portofino.


Insomma, i Parchi oggi più che mai sono uno strumento importante di salvaguardia, ma anche di valorizzazione del territorio e del mare nella logica dello sviluppo sostenibile per le comunità locali.


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