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Redazione

Quando i Green Bond sono...di moda

Nei giorni scorsi la casa di moda Burberry ha annunciato che sta preparando l’emissione di un bond dedicato alle iniziative green. In pratica chiederà al mercato un prestito, sotto forma di titoli obbligazionari, per finanziare e rifinanziare progetti con un impatto positivo sull’ambiente.


Una novità? Ultimamente diverse fashion house stanno puntando sul finanziamento sostenibile. La prima nel settore è stata Prada, che ha firmato con Credit Agricole un accordo di finanziamento di 50 milioni di Euro in 5 anni legando il tasso di interesse al raggiungimento di determinati obiettivi in termini di sostenibilità. Poi sono arrivate Moncler per 400 milioni e Ferragamo per 250 milioni, con Intesa Sanpaolo.


In generale, il mercato dei green bond è in forte crescita per cui vediamo meglio come funzionano.


Green Bond, cosa sono e chi li emette?


Li chiamano anche “obbligazioni verdi” e sono uno strumento finanziario - un titolo di debito - diffusosi a partire dal 2007. Fondamentalmente si tratta di un prestito che un soggetto chiede al mercato per finanziare attività che hanno ricadute positive sull’ambiente. I green bond possono essere collegati, ad esempio, a progetti di efficientamento energetico, produzione di energia da fonti rinnovabili, uso sostenibile del terreno e delle risorse idriche, riduzione dell’inquinamento, edilizia eco-compatibile, trasporti ecologici e gestione efficiente dei rifiuti. Sono emessi da organismi finanziari internazionali, come la Banca Mondiale o la Banca Europea per gli Investimenti – BEI, ma anche da singole aziende, amministrazioni o agenzie nazionali. Il primo green bond è stato emesso dalla BEI nel 2007 e a inventarlo è stato un italiano, Aldo Romani.


Chi stabilisce se un’obbligazione è green?


Perché un’obbligazione possa essere considerata “green” si applicano, a livello internazionale, i Green Bond Principles, linee guida elaborate dall’associazione internazionale dei mercati di capitali, l’International Capital Market Association – ICMA. Si tratta di un’autoregolamentazione che si sono dati i mercati e non sono previste sanzioni in caso di mancato rispetto, se non quelle date dal mercato appunto in termini di danni reputazionali e ricadute economiche. Cosa prevedono gli standard dell’ICMA? Innanzitutto deve esserci chiarezza nella destinazione delle risorse raccolte, che vengono vincolate al progetto per cui si chiede il finanziamento; deve essere inoltre garantita la massima trasparenza nel comunicare agli investitori la gestione dei proventi e l’avanzamento dei progetti finanziati e sono previste specifiche procedure di revisione, in particolare a livello europeo.

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