Per ogni dollaro investito in attività economiche sostenibili collegate agli oceani – come pesca, energia, trasporto marittimo e turismo costiero – si può avere un ritorno dalle 5 alle 10 volte superiore in termini di benefici economici, ambientali e sanitari. E’ quanto emerge dal nuovo rapporto commissionato dall’High Level Panel for a Sustainable Ocean Economy - Ocean Panel, che individua in particolare quattro aree-chiave in cui investire per favorire la ripresa economica, offrire posti di lavoro e mezzi di sussistenza tutelando contemporaneamente l’ambiente.
“Spesso l’oceano è rappresentato solo come vittima dei cambiamenti climatici e ora anche come vittima della crisi economica post-Covid – dice Manaswita Konar, una delle autrici dello studio - ma raramente pensiamo agli investimenti e alle soluzioni che l’oceano può offrire nell’affrontare queste sfide”.
I settori industriali legati agli oceani concorrono al PIL mondiale per il 3.5%-7% e si stima che questo valore raddoppierà entro il 2030. Dal 2010 hanno contribuito con circa 31 milioni di posti di lavoro a tempo pieno. Una precedente ricerca dell’Ocean Panel evidenziava anche che con azioni per il clima basate sulla tutela degli oceani si può realizzare già un quinto dei tagli alle emissioni di carbonio necessari per raggiungere l’obiettivo previsto dall’Accordo di Parigi del 2015. Gli ecosistemi marini come le mangrovie assorbono ad esempio più carbonio per unità rispetto alle foreste terrestri e rappresentano una barriera contro uragani e innalzamento del livello del mare.
L’analisi costi-benefici e le quattro aree di intervento
Gli oceani sono sempre più minacciati da cambiamenti climatici, pesca intensiva e inquinamento, e l’economia del mare è stata pesantemente colpita dalla pandemia, ma intraprendere azioni per proteggere gli ecosistemi oceanici e garantire la sostenibilità ambientale può offrire una pluralità di benefici e favorire il rilancio economico. Il rapporto dell’High Panel fa un’analisi costi-benefici su un orizzonte di 30 anni, dal 2020 al 2050, e individua quattro aree di intervento in cui investimenti sostenibili produrrebbero benefici almeno cinque volte superiori ai costi:
- Aumento della produzione di energia eolica offshore, cioè attraverso parchi eolici costruiti sulla superficie dell’acqua lontano dalla costa per sfruttare l’energia del vento;
- Decarbonizzazione del settore marittimo
- Conservazione e ripristino delle mangrovie, formazioni di piante che si sviluppano sui litorali bassi delle coste tropicali e subtropicali; sono fondamentali perché in esse trovano cibo e protezione molti pesci e molluschi soprattutto quando sono ancora piccoli;
- Aumento delle fonti di proteine provenienti dall’oceano, come pesci e molluschi, purché sostenibili e con basse emissioni di carbonio, in modo da ridurre la pressione sull’allevamento intensivo di bestiame.
Ocean Panel, cosa è e cosa fa?
L’High Level Panel for a Sustainable Ocean Economy, anche chiamato Ocean Panel, è un’iniziativa avviata nel 2018 da 14 leader mondiali per promuovere un’economia degli oceani che garantisca protezione efficace, produzione sostenibile e prosperità diffusa. Il Panel collabora con istituzioni, governi, imprese, comunità scientifica e società civile. E’ supportato dall’Inviato speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite per gli oceani e include Australia, Canada, Cile, Fiji, Ghana, Indonesia, Giamaica, Giappone, Kenya, Messico, Namibia, Norvegia, Palau e Portogallo.
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