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Enrico Martial

Come la Francia procede sull’idrogeno guardando a Germania e Italia

La Francia destinerà 7,2 miliardi di euro allo sviluppo dell’idrogeno verde, di cui due miliardi nel piano di recovery “France Relance” approvato il 3 settembre 2020 dal governo guidato da Jean Castex e presentato a Bruxelles il 30 aprile scorso. A questi va sommata una parte dei 3,4 miliardi previsti in una misura per l’innovazione nella transizione ecologica, destinati dal piano francese a nuove soluzioni e ricerche applicative nel settore dell’idrogeno.


L’entità dell’investimento francese è simile a quella tedesca: il governo di Berlino ha previsto nove miliardi per l’idrogeno nel proprio piano di rilancio da 130 miliardi. Gli investimenti francese e tedesco rappresentano insieme una buona parte del programma europeo complessivo per l’idrogeno: 18 dei 60 miliardi stimati dalla Commissione Europea entro il 2030 per l’insieme dell’Unione.


La scelta tecnologica dell'idrogeno è complementare ad altre per i vantaggi che presenta nella conservazione dell’energia, per l’uso in alcuni settori - grandi navi, trasporto pesante, industrie con produzioni che richiedono alte temperature - per la volontà di spostarne la generazione essenzialmente alle energie rinnovabili, da cui appunto la definizione di idrogeno verde.


Secondo i dati della Commissione Europea, l'idrogeno è già in parte utilizzato nel settore chimico, nelle raffinerie e in siderurgia. L’obiettivo è di passare dal 2% della domanda totale di energia nel 2015 al 24% nel 2050.


Per la Francia, la strategia dell’idrogeno verde risponde a tre obiettivi: decarbonizzare i processi industriali, anche con la creazione di un filiera nazionale sull’elettrolisi (sono molto energivore per esempio le industrie del cemento), sostituire i combustili fossili con l’idrogeno verde nel trasporto merci stradale, ferroviario e marittimo, preparare i futuri impieghi dell’idrogeno con la ricerca e l’innovazione, sviluppando centri di competenze e di prototipazione.


Gli investimenti francesi avranno effetti sia sulle competenze tecnico-scientifiche, con vantaggi per la competitività del Paese, sia sull’occupazione, con circa 100 mila nuovi occupati entro il 2030. Il piano intende, inoltre, assicurare alla Francia una sovranità produttiva tra gli altri Paesi europei, considerando anche Germania e Italia. Si pensa anche all’impiego per auto e camion: entro il 2025, occorreranno almeno 88 grandi centri di ricarica, in vista delle 3.700 stazioni di ricarica nelle strade nell’Unione nel 2030.


Il piano di rilancio francese fa riferimento a un caso emblematico di filiera europea in tre Paesi, che riguarda anche l’Italia, in partnership con Enel. La società McPhy, quotata a Parigi e che ha investito 8 milioni di fondi propri, produce sia elettrolizzatori a San Miniato in Toscana, progettati e ingegnerizzati a Wildau in Germania, sia stazioni di ricarica – alcune dedicate ai bus – nell’area di Grenoble in Francia.


Il Recovery francese è già in attuazione. Per esempio, per la creazione di grandi hub dell’idrogeno sul territorio, con reti e consorzi che uniscono autorità locali e partner industriali, è stato avviato un bando da 275 milioni di euro che scadrà il 14 settembre 2021.

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