Per la nostra rubrica settimanale #storiesostenibili dedicata ai progetti vincitori di Momentum for Change oggi parliamo dell’iniziativa di Electriciens sans frontières - Elettricisti senza Frontiere, tra le prime organizzazioni a rispondere, con una soluzione innovativa e replicabile, all’appello di uno degli Stati più colpiti dai cambiamenti climatici.
Parliamo della Dominica, piccolo stato insulare del Mar dei Caraibi, appartenente all’arcipelago delle Piccole Antille, a metà strada tra le isole della Martinica e della Guadalupa. Pur essendo uno dei Paesi meno responsabili delle emissioni di CO2 globali è uno degli Stati a pagarne maggiormente le conseguenze. L’aumentata frequenza e intensità di alluvioni, tempeste e uragani ha avuto in questi anni un impatto devastante sugli abitanti – circa 72.000 di persone di cui il 90% vive in villaggi lungo la costa – e sulle infrastrutture dell’isola.
Nel 2017 l’uragano Maria di categoria 5 ha lasciato l’intera popolazione priva di acqua e senza elettricità; scuole e ospedali sono stati distrutti o comunque fortemente danneggiati. All’indomani di questo ennesimo evento meteorologico estremo, il Primo Ministro ha annunciato un piano per trasformare l’isola nel primo Stato clima-resiliente tra i cosiddetti Small Island Developing States – SIDS, piccoli stati insulari che in occasione del Summit della Terra del 1992 sono stati riconosciuti dalle Nazioni Unite come categoria a sé di Paesi in via di sviluppo, in quanto accomunati dalle stesse sfide economico-sociali e soprattutto ambientali.
Nel 2018 entrano in gioco gli Elettricisti senza Frontiere, con l’obiettivo di trovare una soluzione che garantisca elettricità alle strutture sanitarie, anche in situazioni di emergenza dovute a catastrofi naturali. Con un progetto, supportato da Fondation de France, EDF Group, Schneider Electric e Capenergie, sono stati installati sull’isola pannelli solari facilmente removibili e apparecchiature elettriche in grado di funzionare autonomamente dalla rete elettrica nazionale e assicurare energia fino a tre giorni, anche in assenza di sole.
Si è partiti dalle sei strutture sanitarie – ciascuna delle quali assiste circa 2.500 persone - nelle zone risultate più vulnerabili, che in occasione dell’uragano Maria hanno registrato i tassi di mortalità più elevati, a causa dell’isolamento geografico e della lontananza dalla capitale. Inoltre, il più grande ospedale dell’isola, il centro St. Joseph’s, è stato dotato di un impianto fotovoltaico di 40kW, che immette l’energia solare in eccesso nella rete elettrica nazionale.
Si tratta di una soluzione che può essere estesa agli edifici pubblici e replicata anche in altri Paesi in via di sviluppo soggetti a questi eventi estremi. L’uso dell’energia solare aiuta anche a ridurre i costi operativi del sistema sanitario, generando un risparmio che può essere investito in politiche sociali e sviluppo economico.
Il modello realizzato in Dominica rappresenta un mix di misure di adattamento ai cambiamenti climatici – perché garantisce energia anche in caso di catastrofi naturali – e di mitigazione, perché contribuisce a ridurre l’impronta di carbonio del settore sanitario e dell’isola nel suo complesso.
Foto: Electriciens sans frontières
Comments