top of page
Erica Stoppa

Le "aliene" del Mediterraneo

Il 24 marzo 2021 la notizia della nave cargo incagliata all’interno del Canale di Suez ha fatto il giro del mondo: lunga 400 metri e con un carico di circa 220 mila tonnellate, l’imbarcazione è rimasta bloccata per cinque giorni, causando danni economici pari a circa 9,6 miliardi di dollari persi al giorno.


C’è un aspetto della vicenda però che non ha suscitato la stessa attenzione mediatica, quello ambientale: non sono stati infatti tenuti in particolare considerazione i danni causati all’ecosistema marino a seguito delle manovre.


Ancora di più, questo incidente avrebbe potuto sollevare l’attenzione su uno dei flagelli del Mar Mediterraneo: le specie invasive. Se infatti sono state centinaia le navi bloccate lungo il Canale, le cosiddette “specie aliene” hanno invece continuato a riversarsi nel nostro mare.


Con l’apertura del Canale di Suez nel 1869, si sono sviluppate correnti nuove ed “innaturali”, dal Mar Rosso al Mar Mediterraneo, che hanno portato specie animali e vegetali appartenenti al primo bacino verso il secondo. Si stima che l’apertura di questo canale sia l’origine principale dell’arrivo di specie aliene, seguita dalle navi cargo che, caricando e scaricando l’acqua di zavorra, trasportano da un continente all’altro non solo microorganismi, ma anche animali accidentalmente a bordo o crostacei ed alghe attaccati agli scafi.


Ad oggi gli esperti considerano il Mar Mediterraneo come il mare europeo in cui le specie aliene hanno il maggior impatto: tra animali e vegetali, se ne contano più di millecinquecento, tra cui per esempio il pesce scorpione - Pterois miles, la cozza zebra - Dreissena polymorpha e la Caulerpa taxifolia. Quest’ultima, inserita anche all’interno della lista comprendente le cento specie invasive più dannose al mondo, è stata osservata per la prima volta nel Mediterraneo nel 1984,quando ricopriva solo un metro quadrato di superficie. Col tempo è arrivata ad occupare fino a duemila metri quadrati di fondale, rappresentando un grave problema per la sua tossicità e per la tendenza a sostituire le praterie di Posidonia oceanica, pianta acquatica tipica invece del nostro bacino.


Nonostante ciò, il Regolamento UE 1143/2014 riconosce all’interno dell’Elenco delle specie esotiche invasive di rilevanza unionale solo trentasei specie vegetali e trenta animali, di cui solamente una marina, il pescegatto dei coralli – Plotosuslineatus! Per questo motivo, negli ultimi anni è nato l’Alien Species Awareness Program - Life ASAP, progetto coordinato dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale – ISPRA finalizzato ad aumentare la consapevolezza in merito a questi organismi.


Un articolo pubblicato dalla Commissione Europea a marzo 2020 getta sulla questione una nuova luce, ponendo l’attenzione su diciotto specie, la cui gestione potrebbe essere attuata in modo concreto ed efficace.


Comments


bottom of page